Napoli: tra archeologia e moda, Gianni Versace al Mann, a vent’anni dalla sua scomparsa [GALLERY]

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Si è conclusa da poco la mostra su Gianni Versace (aperta al pubblico dal 13 luglio al 24settembre) al Museo Nazionale di Napoli, con numeri sorprendenti di visitatori

L’idea della mostra intitolata “Gianni Versace, Magna Grecia Tribute”, a cura di Sabina Albano, esperta di moda e archeologa, nasce per dimostrare la contaminazioni fra diverse arti, tra il mondo antico, l’archeologia e l’arte contemporanea. Infatti Versace si ispirava spesso all’arte del passato, ripetendo simboli iconografici della pittura, scultura e dei mosaici magno greci. Undici abiti, della collezione privata di Antonio Caravano, esposti nella sala Cielo Stellato del MANN e al loro fianco, in teche di vetro, reperti archeologici della Magna Grecia. Aste, viaggi, fiere di vintage e ogni possibile canale di acquisto hanno fatto in modo che in tutti questi anni, a partire dalla sua scomparsa, Marco Antonio abbia creato un grande e importante archivio Versace. Oro, pietre, stampe ipercolor, pelle e borchie preziose . C’è è un vestito esposto, su cui sono riprodotte maschere teatrali, un piccolo bomber in seta policroma con motivi barocchi e foglie di acanto, un corpino in seta rossa impunturata con due borchie medusa e fibbie oro datato 1992/93. Presente anche un abito in “oroton” o metalmesh che richiama lo stile della dea Artemide, materiale inventato dallo stilista ispirato alle cotte dei pancerni e ai guanti degli ostricari. Tra le camicie di seta di Gianni Versace che rivivono la Magna Grecia, il percorso continua con i ritratti di Naomi Campbell, Linda Evangelista e lo stesso Gianni di Ilian Rachov e Marco Abamondi e foto su tela di Edoardo Tranchese; Dopo filari di manichini, con accanto l’equivalente artistico, gli acquerelli di Bruno Gianesi e Manuela Brambatti, i designer cari a Gianni Versace.
“Ho in mente questo progetto davvero da molto tempo”, racconta Sabina Albano, ideatrice e curatrice della mostra, con la collaborazione scientifica di Maria Morisco. “Mi ha ispirato la convinzione che le parole della moda possano leggere la storia. Il linguaggio della moda è per me un linguaggio storico, un codice che può decifrare tutto. Parlare di Gianni Versace e della Magna Grecia significa andare alle radici della nostra cultura. In fondo, sono un’archeologa con la passione della moda. Un abito degli anni ’90 non è altro che un reperto, figlio di iconografie artistiche, anch’esso un pezzo di storia: la nostra”.