Babysitter, quanto è importante il look nella scelta della tata?

Come scegliere una babysitter: il look influenza nella scelta della tata?

Quando si valuta una babysitter, il primo impatto con la persona che dovrà “gestire” i propri figli per qualche ora è sicuramente importante.

Spesso è in grado di influenzare in maniera significativa la scelta della professionista alla quale affidare i propri pargoli. Ma quanto è realmente importante il look?

La ricerca di Sitter Italia

Per poter dare una risposta al quesito di cui sopra, Sitter Italia – un portale leader per tutte quelle persone che in questo momento stanno compiendo indagini su cerco una babysitter – ha compiuto un’analisi raccogliendo le opinioni di ben 1.800 genitori, su quanto sia importante il look di una babysitter.

Ebbene, contro ogni aspettativa più superficiale, è emerso che l’Italia è molto più sensibile all’istruzione della professionista piuttosto che alla sua estetica. Solamente il 27% degli italiani ha infatti indicato il look della babyistter come un elemento essenziale per poter avviare la collaborazione, contro percentuali notevolmente superiori che arrivano dalla Spagna (81%), dall’Olanda (68%) e dalla Danimarca (50%).

Insomma, pochi genitori italiani ritengono che un piercing o un tatuaggio sia un elemento discriminante nella selezione della babysitter, contro percentuali ben maggiori altrove. In Spagna, per esempio, il 13% degli intervistati ha affermato che non assumerebbe una tata con dei tatuaggi, e il 17% ha invece dichiarato che non lo farebbe se la babysitter avesse un piercing. Sono molto più “aperti” i genitori del nord Europa, che prestano poca attenzione a questi elementi.

Tra gli altri elementi che in giro per l’Europa possono rappresentare elementi di discriminazione rilevante nella scelta di una babysitter, ci sono il sovrappeso e il fumo. Per quanto riguarda il peso non proprio in linea con le raccomandazioni dei medici, pochissime sono le famiglie che ritengono che una babysitter con qualche chilo in più possa rappresentare un problema.

Simili considerazioni sono, a sorpresa, effettuate nei confronti del fumo. Solamente il 16% dei genitori italiani non assumerebbe mai una tata che fuma, ma in altri Paesi le percentuali sono notevolmente cresciute: si giunge al 46% per la Spagna, al 60% per la Finlandia e per la Norvegia, e addirittura all’86% per la Danimarca.

Quanto conta l’istruzione

Come avevamo anticipato in apertura di questo approfondimento, a pesare è dunque soprattutto il livello di istruzione delle candidate. O, almeno, lo è per gli italiani: quasi la metà degli intervistati (46%) ha infatti dichiarato di esigere un livello di istruzione adeguato da parte delle tate, con diploma e laurea che dunque rappresentano degli ideali biglietti da visita per la professionista, forse nella speranza che la tata possa condividere con i pargoli parte della propria conoscenza e delle proprie competenze (ad esempio, nel disbrigo dei compiti di classe, e così via).

Di contro, i meno interessanti al percorso di studi si sono dimostrati i genitori norvegesi (9%) e quelli olandesi (10%), che precedono gli spagnoli (24%) e i finlandesi (30%). Probabilmente – affermano gli esperti – simili divergenze sono legate al fatto che altrove, e soprattutto nei Paesi del Nord Europa, esistono altre “istituzioni” che vengono ritenute più affidabili per la crescita formativa del proprio bimbo, piuttosto che il ricorso alla tata.

Commentando i risultati, il chief executive oficer di Sitter Italia, Jules Van Bruggen, ha dichiarato che “le babysitter ricoprono un ruolo sempre più importante nella vita di una famiglia: i genitori si aspettano che le tate diano un esempio corretto ai loro figli. Ed è per questo che si stanno dimostrando sempre più selettivi nella scelta della candidata”.