Stalking e mobbing sul posto di lavoro, le donne sono il bersaglio

Pressioni, avance ed emarginazioni sul posto di lavoro pongono la donna in condizioni psicofisiche molto pericolose

lavoro-e-mobbing1Sono due fenomeni differenti seppure entrambi molto pericolosi, spesso si coniugano e la vita in ufficio diventa impossibile. Il mobbing, come ci dice lo psicologo Harald  Ege,  è una situazione lavorativa di conflittualità sistematica, persistente ed in costante progresso in cui una o più persone vengono fatte oggetto di azioni ad alto contenuto persecutorio da parte di uno o più aggressori in posizione superiore, inferiore o di parità, con lo scopo di causare alla vittima danni di vario tipo e gravità. Il mobbizzato si trova nell’impossibilità di reagire adeguatamente a tali attacchi e a lungo andare accusa disturbi psicosomatici, relazionali e dell’umore che possono portare anche a invalidità psicofisica permanente. Le cause che determinano il fenomeno sono dovute a molteplici fattori, la volontà di mobbing-ok1sovrastare il soggetto a livello lavorativo distruggendo o intralciando il suo lavoro, schernendolo, ovvero costringendolo al licenziamento. Spesso sono i superiori a condurre queste azioni, finalizzate all’eliminazione volontaria del dipendente, in questo caso diventa bossing. Il soggetto vittima di mobbing, viene emarginato, non si sente parte del gruppo e spesso viene maltrattato verbalmente o con azioni di terrorismo psicologico, si approfitta dei suoi talloni di Achille per mortificarlo. E’ un’appropriarsi della vita degli altri, succhiarla gradualmente, volere schiacciare la dignità dei più deboli, usare la propria posizione, il proprio potere per prevaricare gli altri, è la legge della foresta, dovremmo ricordarci che la cosa che ci distingue dagli animali, oltre l’intelligenza, sono l’etica e la morale, ma ahimè la finezza di spirito sembra essere  una dote sempre più rara ultimamente.  La vittima riversa a casa la sua ansia, la sua frustrazione e depressione e nel tempo viene rigettata anche dalla famiglia che la reputa un incapace, fallita. Il soggetto col tempo perde, la sua influenza,  il rispetto degli altri verso di lui, il suo potere decisionale,  non di rado la salute, la fiducia in se stesso, gli amici, l´entusiasmo nel lavoro, se stesso, la sua dignità. Essere vittima di mobbing non significa però essere inermi, allora raccogliete le forze e con grande pazienza iniziate a fare un reportage delle azioni che vi vengono imposte, potete passare da vittime a carnefici, parlatene con qualcuno e pensate che non siete gli unici in Italia a subire queste angherie, potrete ricorrere alle vie legali e chiedere un risarcimento, vincerete voi, lasciatevi aiutare da esperti seguendo i percorsi formativi, erogati ad esempio da ‘M-Group, che insegnano a comportarsi seguendo tre principi quali, Autodifesa Verbale, Egoismo Sano e Pigrizia Positiva, per diventare indistruttibili.

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Per quanto riguarda lo stalking ne esistono di diversi tipi, l’ambiente di lavoro è un proliferare di incontri casuali che spesso generano degli equivoci che provocano situazioni pericolose. Le statistiche parlano chiaro : secondo un’indagine ISTAT  più della metà delle donne italiane dai 14 ai 59 anni, almeno una volta nella vita ha subito una molestia a sfondo sessuale. Sarà che viviamo in una cultura di origine maschilista figlia di una cultura patriarcale, dove la gentilezza viene percepita come disponibilità sessuale, e l’affetto per ammiccamento, dove le distanze invisibili dovrebbero diventare insormontabili. Tendenzialmente, il principale errore compiuto dalle donne è quello di “negare l’ entità consistente delle attenzioni” che vengono dedicate, in maniera più o meno esplicita, alimentando spesso le immagini che nutrono la fantasia del Cattura.JPG01sexharassment_600x450persecutore ossessivo. Clara ci racconta, che iniziò tutto con una conversazione col suo capo, stava affrontando un periodo in cui aveva dei problemi di salute, lui fu gentilissimo, iniziarono a chiacchierare spesso, iniziarono le missioni speciali che lei doveva compiere, fino a che  la ragazza iniziò ad assentarsi per fare i diversi accertamenti, e il premuroso capo non esitava a telefonarle e ad inviare sms ed email. Un giorno erano in ascensore e lui iniziò a fare dei complimenti, ma lei negava la malafede, lui era il prototipo del buon padre di famiglia e sicuramente essendo molto più grande la vedeva come una figlia. I giorni passavano e l’immenso aiuto del capo unito alla premura e alla preoccupazione iniziarono ad essere esagerati, la vittima iniziò a sentirsi col fiato sul collo, lui voleva sapere che cosa lei facesse nel suo tempo libero, dove andava con chi si vedeva e come si vestiva alle feste. Clara non lo maltrattava perchè lui, tutto sommato, dimostrava soltanto affetto e 2272560-molestiesostegno niente di più, anzi lei era in gran debito con lui” mi sentivo ingrata e meschina quando lui mi chiamava e io non volevo rispondere, cosi alla fine rispondevo, e se non rispondevo iniziava a mandarmi sms, dicendomi che era preoccupato, che voleva solo sapere come stavo”ma l’ansia e la pressione iniziarono a farle sentire un senso di disagio terribile, lei non sapeva bene come comportarsi non sapeva se rispondere o no alle chiamate, ai numerosissimi sms che volevano solo verificare lo stato di salute. Un giorno però fu tutto chiaro, stavano in missione e un terzo collega fece dei complimenti alla ragazza, lui l’afferrò dal braccio e disse “Clara è mia”. I giorni che seguirono furono per la ragazza terribili. Lui l’assillava, la iniziava ad invitare a cena fino a toglierle il respiro, l’aspettava sotto casa, iniziò a controllarla, a riempirla di fiori e regali. Non riusciva a ribellarsi, a reagire si sentiva intrappolata,  perse il controllo e decise di dare le dimissioni, cambiando città. Questo è solo uno dei casi che si manifestano sul posto di cron_12426443_36510lavoro. Non è possibile individuare delle categorie precise entro le quali catalogare le diverse tipologie di stalker, caratterizzate da meccanismi scatenanti diversi, derivanti dal vissuto del singolo, tuttavia sono stati individuati a seconda dei bisogni di attenzioni 5 profili differenti, statisticamente analizzati: Il Risentito, che in funzione di un presunto danno arrecatogli, si vuole vendicare della vittima, danneggiandola. Il Respinto, che è stato lasciato dal partner o le sua avances sono state declinate, tenderà a perseguitare la vittima, per riconciliarsi. Il Bisognoso d’affetto, è mosso soprattutto dalla solitudine e ricerca un rapporto di amicizia o d’amore, non necessariamente sessuale, con  un partner idealizzato. Il Corteggiatore incompetente, è caratterizzato dal fatto di non riuscire a instaurare dei rapporti con l’altro sesso, e spesso considera il partner un’ oggetto che deve sottostare al suo volere, si sente macho e irresistibile. Il Predatore, è il tipico molestatore insistente , vuole un rapporto sessuale ed è capace di violenza e stupro.

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Come comportarsi per difendersi dallo stalking?

violenza_poliziaSe lo stalker si fa avanti, dite di “NO”in maniera chiara ed inequivocabile, iniziate a raccogliere i dati per incastrarlo, tenete sempre il telefono a portata di mano con il numero della polizia, e allontanatevi dalla vittima gradualmente,  se vi sentite perseguitate correte dalle forze dell’ordine, niente amici o familiari. E’ molto pericoloso finire sotto le grinfie di uno stalker, oltre ai danni fisici ci sono ripercussioni psicologiche molto pesanti. I danni che subiscono le vittime di stalking sono di diverso tipo, considerando il fatto che inizialmente le donne non ammettono di sentirsi perseguitate, ma ci si può accorgere di avere  agitazione, tensione, nervosismo, angoscia, tristezza, impotenza, frustrazione, o anche  sintomi psicosomatici quali insonnia, problemi digestivi, mal di testa, dolori muscolari, stanchezza, svenimenti, attacchi di panico, mentre a volte si registra un aggravamento anche consistente di una patologia preesistente (per esempio l’ipertensione, la gastrite, il diabete). Il Disturbo d’Ansia Generalizzato. 1858091-stalking-007Depressione. Disturbo Post-Traumatico da Stress o PTSD.

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Non sono situazioni facili da affrontare e tanto meno da riconoscere, soprattutto quando il nostro persecutore è una persona che ci ha aiutato, che ci ha sostenuto in dei momenti in cui ci si sentiva più fragili e indifesi, questo soggetto ha approfittato della vostra delicatezza creando un rapporto basato sulla riconoscenza e obbligandovi a fare qualcosa che non volevate, tenendovi sotto scacco. Non è una persona amica, non abbiate scrupoli a liberarvene, con  la dovuta attenzione.