Forse non tutti sanno che i più grandi produttori di cashmere al mondo non sono né le maison europee né gli atelier d’Oriente, ma proprio gli abitanti della Mongolia. Un Paese che molti ricordano appena dai libri di storia, spesso associato alla figura titanica di Gengis Khan, senza immaginare che nei suoi immensi paesaggi si nasconda una delle fibre più pregiate e ricercate del pianeta.
Qui, tra steppe silenziose e inverni che sfidano l’immaginazione, le capre allevate dalle comunità nomadi producono un vello finissimo, destinato a diventare uno dei materiali più iconici del lusso contemporaneo.
Ed è proprio da queste terre remote che nasce una delle collaborazioni più interessanti del panorama internazionale: quella tra Italia e Mongolia, oggi più viva che mai.
Italia–Mongolia: una nuova alleanza strategica tra moda, cultura e territori
C’è qualcosa di profondamente simbolico nei nove accordi firmati a Villa Madama tra Italia e Mongolia. Da una parte, l’eleganza mediterranea, la tradizione manifatturiera, la creatività che definisce il nostro modo di essere nel mondo. Dall’altra, un Paese che è sì custode di un’eredità millenaria, ma che oggi vive una fase di trasformazione sorprendente: la Mongolia contemporanea.
Un Paese in cui le vaste steppe convivono con l’energia di Ulaanbaatar, capitale futuristica che concentra oltre la metà della popolazione ed è diventata un hub culturale e tecnologico dell’Asia centrale. Una città giovane, vibrante, con musei d’avanguardia, start-up emergenti, quartieri creativi e un fermento economico che dialoga con mercati globali. Accanto alla tradizione dei pastori nomadi – ancora centrale nella produzione del cashmere – c’è una società urbana che investe in istruzione, innovazione, sostenibilità e cooperazione internazionale.
A Roma, nella cornice impeccabile di Villa Madama, la relazione Italia–Mongolia ha vissuto un momento fondativo. È qui che si è aperto un capitolo che riguarda non solo l’economia, ma anche la moda, il design, i media, la formazione e perfino i rapporti tra piccoli territori.
Accordi e diplomazia culturale: la firma di un futuro condiviso
Il cuore del Forum è stato il Programma esecutivo 2026–2028 dedicato a istruzione, cultura, scienza e sport. Un progetto ampio che mira a creare scambi di studenti, professionisti, artisti e istituzioni.
In un mondo in cui la diplomazia passa sempre più attraverso le relazioni culturali e creative, questo programma posiziona Italia e Mongolia sul medesimo orizzonte: cooperare per crescere, innovare e condividere conoscenza.
A questo si aggiungono le tre lettere di intenti tra i Comuni italiani (Anacapri, Lovere e Magione) e le province mongole di Arkhangai e Uvurkhangai: connessioni piccole, ma preziose. Perché sono proprio i territori, con le loro storie e le loro identità, a dare vita ai legami più autentici e duraturi.
Il rinnovo dell’accordo tra Rai e Mongolian National Broadcaster apre infine nuove prospettive agli scambi mediatici e audiovisivi: reportage, documentari, progetti culturali congiunti, narrazioni incrociate. Un ponte narrativo che arricchisce entrambi i Paesi.
Il cashmere come motore del lusso: nasce una nuova sinergia industriale
Tra tutti i memorandum firmati, uno risalta in modo particolare: quello tra Cassa Depositi e Prestiti e la Mongolian Wool and Cashmere Association.
È l’accordo che potrebbe cambiare la traiettoria della moda italiana – almeno di quella più autentica, valoriale, sostenibile.
La Mongolia è il primo produttore mondiale di cashmere di qualità. Qui, nelle notti gelide della steppa, capre allevate con metodi tradizionali sviluppano una fibra finissima e incredibilmente soffice. Da decenni, molte maison italiane si servono di questa materia prima, trasformandola nei laboratori della nostra manifattura in capi di lusso destinati al mercato globale. La novità è che adesso questa relazione si istituzionalizza, si rafforza, diventa cooperazione strategica.
Per l’Italia significa garantire una filiera di approvvigionamento più stabile e sostenibile.
Per la Mongolia significa valorizzare il proprio know-how, sostenere le comunità nomadi e aprirsi a nuovi processi di trasformazione.
Il risultato? Una filiera del cashmere ancora più trasparente, etica e capace di unire eccellenza e innovazione.
Commercio, imprese e investimenti: come cresce la collaborazione economica
Il Forum ha portato anche alla firma di tre memorandum economici che aprono a investimenti congiunti, supporto alle imprese e promozione degli scambi commerciali:
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Ice – Italian Trade Agency e Mongolian National Chamber of Commerce and Industry per la promozione degli investimenti e l’apertura verso nuovi mercati.
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Simest con Mncci per lo sviluppo di progetti congiunti tra aziende italiane e mongole.
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Confartigianato Imprese con la Mongolian Association for Small and Medium Enterprises per supportare le PMI e favorire l’artigianato di qualità.
Questa rete di accordi crea una piattaforma solida per far viaggiare idee, imprese e competenze. E soprattutto apre nuove rotte commerciali per settori come moda, tessile, artigianato, lifestyle e design.
Italia e Mongolia: un legame culturale che parla di creatività e futuro
La forza di questa nuova alleanza non sta solo nelle cifre o nei memorandum, ma nel potenziale creativo che porta con sé.
È facile immaginare nuove collaborazioni tra designer italiani e artigiani mongoli, progetti educativi che portano studenti di moda da Milano a Ulan Bator, scambi culturali che arricchiscono entrambi i Paesi. Il cashmere diventa allora simbolo: un filo che unisce due tradizioni diverse ma complementari, due estetiche che parlano di autenticità, natura, saper fare. L’Italia offre stile, capitale creativo, innovazione e visione estetica. La Mongolia offre materia prima, tradizione secolare, rapporto primordiale con la natura. Insieme questi due Paesi potrebbero scrivere una nuova pagina del lusso contemporaneo.
Un futuro di cooperazione: quando moda, territori e media dialogano
Il Forum Economico Italia–Mongolia è solo l’inizio di un percorso più ampio.
La presenza di così tanti attori – istituzioni, aziende, media, comunità locali – indica una volontà comune di costruire un ponte stabile tra i due Paesi.
Un ponte fatto non solo di investimenti, ma di cultura, narrazioni, persone.
E, come sempre accade, è dalle connessioni più umane che nascono i progetti destinati a durare.
Dalla steppa al Mediterraneo, dall’artigianato nomade ai laboratori del Made in Italy, dalla cultura alle nuove tecnologie, questa alleanza racconta un’idea moderna di cooperazione: fluida, creativa, reciproca.
Una storia che vale la pena seguire e raccontare.

