Camminare per fermarsi: il paradosso che rigenera corpo e mente.
Viviamo in un’epoca che misura tutto: i minuti impiegati per attraversare la città, i battiti del cuore dopo una corsa, persino la quantità di passi compiuti in una giornata.
In questo universo scandito da grafici e notifiche, l’idea di camminare per “fermare la mente” appare quasi rivoluzionaria. Eppure, è proprio in questo gesto semplice, ancestrale e gratuito che si cela un potente strumento di benessere.
Addio 10 mila passi al giorno, è la camminata giapponese il nuovo trucco per restare in forma
Camminare può essere un modo per rallentare i pensieri, ritrovare il centro, liberarsi da quella costante pressione a performare. Ma solo se si riesce a riscoprirne la qualità, e non solo la quantità.

Negli ultimi anni, però, anche il camminare ha subito l’inevitabile trasformazione in “performance”. Non basta più muoversi: bisogna farlo in modo efficiente, consapevole, possibilmente misurato.
La soglia mitologica dei 10.000 passi al giorno, diventata uno standard di riferimento per uno stile di vita sano, ha finito per trasformarsi da suggerimento salutare a imperativo morale.
Curiosamente, quel numero simbolico non ha origini scientifiche, ma pubblicitarie: risale a una campagna giapponese degli anni ’60 per promuovere un contapassi chiamato Manpo-kei, traducibile proprio con “misuratore di 10.000 passi”.
Eppure, è bastato per plasmare abitudini, creare aspettative, persino generare ansia da prestazione. Ma la nuova frontiera del benessere a piedi si chiama camminata giapponese. Non è una semplice passeggiata, né una corsa, è una pratica strutturata che mescola tratti ad alta intensità a momenti di recupero attivo.
Il principio è simile a quello dell’interval training degli atleti professionisti, ma declinato in chiave accessibile. Tre minuti a ritmo moderato seguiti da tre a ritmo sostenuto, da ripetere almeno quattro volte.
In totale: mezz’ora. È in questo tempo concentrato che si riescono ad attivare il sistema cardiovascolare, i muscoli principali e persino a stimolare il metabolismo in modo più profondo rispetto a una lunga camminata standard. Ed è qui che la quantità cede il passo alla qualità.
L’invenzione di questo metodo si deve al fisiologo giapponese Hiroshi Nose, che oltre vent’anni fa ne studiò gli effetti su soggetti anziani. I risultati furono sorprendenti: miglioramenti significativi della salute generale, aumento della forza, della resistenza, e riduzione dei costi sanitari in un Paese con una delle popolazioni più longeve al mondo.
Oggi, grazie alla viralità dei social, la camminata giapponese sta vivendo una seconda giovinezza, promossa da influencer del fitness, appassionati di benessere e persino CEO della Silicon Valley.