Dietro il fenomeno globale: la vera storia del Black Friday

Dal rito del Ringraziamento all'ossessione per lo sconto: storia, rischi e lezione del Black Friday

In questi giorni di metà novembre, mentre l’aria si riempie dell’attesa per l’arrivo del Natale, l’attenzione globale si concentra su un evento imminente. Negli Stati Uniti, il suo “via” è dato dal rumore secco delle tavole che vengono sparecchiate dopo il Ringraziamento: è il segnale esatto in cui la tradizionale quiete lascia il posto al fragore del Black Friday. Non si tratta soltanto un giorno di saldi ma dell’evento catalizzatore che – in modo inequivocabile e globale -, segna ormai l’inizio della stagione degli acquisti natalizi, risucchiando tutti in un vortice di offerte e trasformando il desiderio in un’urgenza collettiva.

Ma prima che i nostri occhi si perdano nel luccichio degli sconti, possiamo scegliere di fermarci un istante: così facendo, potremmo scoprire che la storia del Black Friday è molto meno luminosa di quanto la sua attuale veste glamour vorrebbe farci credere.

Il “Nero” di Filadelfia: un nome nato dal caos e dalla tensione

La vera storia dietro il nome “Black Friday” non parla affatto di successo immediato o di conti in attivo, ma di tensione sociale e disordine urbano.

Erano gli anni ’60 e Filadelfia era più grigia che mai: non solo per via del tempo, ma per lo smog delle auto ferme in coda. Proprio così: il giorno dopo il Ringraziamento, la città si trasformava in un’unica, gigantesca, snervante congestione. La massa di acquirenti e visitatori generava un caos di traffico e una folla insopportabile tra fumi di scarico e clacson isterici. I poliziotti locali, costretti a turni estenuanti per gestire l’ingorgo, iniziarono quindi a chiamare quel giorno “Black Friday” in senso negativo, come sinonimo di un venerdì terribile e ingovernabile. Era il giorno in cui la fatica e lo stress superavano ogni potenziale guadagno.

Solo molto più tardi – in una nuova narrazione commerciale – si diffuse una versione positiva della storia dietro questo “Venerdì”; una versione in cui il “nero” rappresentava, piuttosto, il passaggio dei conti dal “rosso” (perdite) al “nero” (guadagni). Una narrazione di certo più rassicurante e brillante, ma comunque postuma e adottata per mascherare l’iniziale connotazione di disagio e disordine.

Il Black Friday, dunque, affonda le proprie radici in un momento di congestione e frenesia ed è, in tal senso, una metafora perfetta della società dei consumi spinta al limite.

L’eredità digitale: dal caos delle strade all’e-commerce

Se il Black Friday è nato tra le strade intasate, l’avvento dell’e-commerce (e del suo satellite, il Cyber Monday) gli ha garantito l’immortalità globale. La battaglia si è spostata dai marciapiedi affollati ai carrelli virtuali, permettendo all’onda di offerte di raggiungere ogni angolo del mondo.

Infatti, se l’evento conserva negli Stati Uniti il ricordo di una competizione fisica, in Europa e in Italia si è affermato come una maratona digitale, spesso estesa per un’intera “Black Week”. Un adattamento che dimostra come l’impulso all’acquisto sia ormai un fenomeno universale, capace di superare ogni barriera culturale o geografica.

Attraverso lo specchio: quando la corsa all’affare rischia di diventa disumana

L’impulso – spesso irrazionale -, a non perdere l’occasione (la FOMO – Fear of Missing Out) può trasformarsi in qualcosa di molto più cupo rivelando la nostra vulnerabilità collettiva. È qui che la narrazione cinematografica interviene, offrendoci uno specchio grottesco, ma significativo, delle nostre ossessioni.

Il film Thanksgiving (2023), si apre, ad esempio, con un prologo agghiacciante che non lascia scampo all’interpretazione. Qui, la folla del Black Friday non è solo caotica ma spinta da una bramosia cieca: è una vera e propria valanga umana che travolge tutto. Non vengono risparmiati dettagli e scene cruente: Durante la ressa, le persone – o almeno molte di esse -, assistono indifferenti alla morte di altre. Che l’abbiano provocata loro o meno, l’unica preoccupazione è di accaparrarsi l’ultimo televisore in sconto e non manca chi perde la vita in modo atroce a causa di un carrello guidato, con eccessiva foga e disattenzione, nella folle corsa agli acquisti.

Dietro il fenomeno globale: la vera storia del Black Friday

Thanksgiving movie (2023) official poster

Non si tratta di mero intrattenimento horror ma di una potente critica sociale. Certe scene hanno il potere di far rabbrividire e quasi desiderare di spegnere lo schermo, ma poi ci si costringe a proseguire la visione perché, al contempo, affiora nello spettatore un pensiero davvero inquietante: “in fondo, non è niente che non possa accadere davvero in determinate condizioni”.

Già nel Novecento il sociologo francese Gustave Le Bon, con la sua “Psicologia delle Folle“, metteva in evidenza la pericolosità insita nella massa: la perdita di senso critico, l’emergere di istinti primordiali e la contagiosità emotiva. In tal senso, oggi più che mai, il Black Friday diventa la tela su cui proiettare la paura che la devozione al bene materiale possa annullare l’empatia e l’umanità, trasformando l’acquirente (non più l’uomo) in una figura aggressiva e spietata, pronta a tutto per un’occasione.

Il prezzo dell’urgenza: le ombre di un consumo non sostenibile

L’euforia dello sconto rischia di farci ignorare le ombre del Black Friday. Forse allora, prima di buttarsi a capofitto negli acquisti, bisognerebbe ritagliarsi un momento per riflettere sul costo etico e ambientale di tanta fretta.

Il primo conflitto nasce tra il Black Friday e la sostenibilità. L’acquisto compulsivo, spesso non dettato dalla reale necessità, stride violentemente con l’urgenza di abbracciare modelli di consumo consapevole e di riduzione dei rifiuti. A questo costo ambientale si aggiunge un pesante costo umano: dietro la promessa di una consegna veloce in 24 o 48 ore si cela il lavoro estenuante dei dipendenti della logistica e dei corrieri, sottoposti a ritmi insostenibili per processare l’enorme volume di ordini in pochissimi giorni. C’è infine l’aspetto più subdolo: l’inganno psicologico. Spesso, la vera offerta è costruita sulla manipolazione del prezzo di partenza. Non si tratta solo di risparmiare; si tratta di essere convinti di concludere un affare, una tattica che ci spinge a spendere per cose che, in un momento di calma, non avremmo mai cercato.

L’affare vero è restare umani e consapevoli: verso un Black Friday intelligente

Il Black Friday è un momento irrinunciabile per l’economia globale. Non è un male da combattere, ma un evento da gestire con intelligenza e moderazione. Certo, è una ghiotta occasione per portarsi avanti con i regali di Natale o per concedersi quel piccolo premio da tempo atteso; ma l’invito è a restare saldi, con i piedi per terra.

L’affare più grande che possiamo concludere in quel giorno di frenesia è preservare la nostra consapevolezza e la nostra umanità. Verifichiamo il prezzo, ponderiamo l’effettiva necessità e ricordiamo che nessun oggetto vale la perdita di rispetto per sé stessi o per gli altri.

Rendiamo questo “Venerdì” anche intelligente; un periodo in cui si acquista con gioia, si contribuisce all’economia, ma si rimane fedeli a un consumo etico e, soprattutto, profondamente umano.