Il nuovo trend online degli acquisti digitali: comprare qualcosa che non esiste

Eloquente il messaggio del disclaimer che compare sul sito del retailer norvegese Carlings: “Non riceverete una versione fisica di questo oggetto”

È l’ultima moda degli abiti digitali che nasce in parte come fenomeno di costume e in parte come soluzione di un problema di sostenibilità ambientale in seguito all’attività degli influencer su Instagram. Per gli appassionati di trend e moda ecco allora cosa c’è da sapere e cosa fare per cavalcare il trend.

Il web sembra non conoscere limiti. Tutto è online.  Online si chiacchiera, si impara, si studia, si personalizza, ci si diverte con giochi online. E poi si compra, ovviamente.

Gli internauti che amano i giochi da casino sono sempre alla ricerca delle migliori roulette online presso cui iscriversi e giocare. Possiamo dire che i casino online sono uno di quei servizi che è possibile comprare sul web ma che in realtà non esistono fisicamente. Naturalmente tutti conosciamo l’esistenza di casinò terrestri ma è importante  sottolineare che i servizi che il mondo dei giochi online offrono sono molto differenti da quelli delle sale da gioco reali.

Ci riferiamo infatti a pagamenti rapidi, bonus e possibilità di giocare contemporaneamente su giochi diversi e soprattutto fare tutto senza uscire di casa. Il trend degli acquisti digitali, ovviamente, va ben oltre i giochi di casino online.
Si può comprare anche qualcosa che non esiste, come gli abiti digitali che non vengono prodotti, né spediti, né indossati. Viene da chiedersi quale sia allora il senso di questo nuovo trend. Il meccanismo degli abiti digitali è in realtà molto semplice. Su piattaforme come quella di Carlings si possono comprare vestiti virtuali e dopo aver caricato una propria foto sul sito, il software modellerà l’abito sulla persona della fotografia, con un effetto assolutamente reale. Pronta quindi per essere condivisa sul social fashion per eccellenza: Instagram. I capi tra cui scegliere sono tutti piuttosto avveniristici e appariscenti, quasi hi-tech, cose che nella vita reale molti faticherebbero a indossare. E, restando in tema virtuale, anche le modelle utilizzate sulla piattaforma non sono vere ma create in 3D. Come Felix Petty, l’influencer che non esiste ma su Instagram ha più di un milione di follower.

TUTTA COLPA DEGLI INFLUENCER?

Gli influencer lanciano di continuo i trend più disparati. Ci sono gli influencer marketing che offrono servizi e strategie web, i giocatori di poker online e naturalmente i fashion e beauty influencer che hanno contribuito a lanciare un fenomeno di moda poco sostenibile e decisamente consumistico sostenuto dal mercato dei social media. Vale a dire acquistare capi di brand famosi da indossare solo una volta in modo da condividere l’outfit online e validare la propria posizione di influencer. Capi che in alcuni casi, come succede sul sito Klarna, vengono comprati a credito e resi nell’arco di 24 ore, giusto il tempo di indossare, fotografare e postare, come succede anche con il trend del guardaroba in affitto. Giusto per indossare l’ultima big thing e mostrarla al mondo, afferma Stephanie Yeboah, blogger e scrittrice freelance che lavora da anni nell’industria della moda. Le piattaforme come Instagram sono insomma passerelle virtuali per milioni di persone nel mondo e spingono in avanti la moda alla velocità della luce. Questo comporta un problema di sostenibilità dal punto di vista della produzione, del riciclo dell’abbigliamento e dello smaltimento. Se l’esigenza delle persone è apparire e mostrare, tutto può nascere e concludersi.

In pratica, nell’ultimo decennio, la moda si è spostata dalla strada ai social e alla fine qualcuno ha deciso di porre rimedio e vagliare delle soluzioni. L‘idea è partita così da Morten Grubak, Direttore Creativo di Virtue Nordic che ha scelto di creare l’abbigliamento virtuale e sostenibile.

Così le collezioni di abiti digitali possono essere consultate e acquistate sul web ma senza essere prodotte, e soddisfare, allo stesso tempo, la propria esigenza di apparire sui social.
I prezzi della piattaforma soddisfano tutti i gusti partendo da 10 euro per i capi basici fino ad arrivare a 30 euro per abiti più sofisticati. Quello che si deve fare è semplicemente caricare una foto e un designer si occuperà di creare un outfit virtuale.

Tutto questo ricorda un po’ il mondo dei giochi demo, ovvero delle mini versioni di gioco che vengono lanciate per testare se si tratta di un prodotto che può piacere al pubblico dei giocatori. Allo stesso modo Carling è un’iniziativa molto utile dal punto di vista del marketing della moda, si possono pubblicare post senza dover effettivamente creare l’abito ed effettuare dei test per capire se un capo può diventare di tendenza e quindi vale la pena produrlo, naturalmente all’insegna della sostenibilità.